giovedì 11 gennaio 2018

Glance1

Passo davanti alla cassa per uscire. In realtà attraverso la coda per la cassa, trasversale, cercando un passaggio. Le persone sono in fila, aspettano il loro turno con lo sguardo assente. Con gli sguardi indifferenti. Tranne uno. Un uomo abbastanza basso, di cui non so dire l'età (trentotto?) guardandosi intorno poggia per caso lo sguardo su di me. Anche io.
Ha un cappotto in lana troppo lungo per slanciare la sua statura un po' goffa. Non so se fosse blu o cammello. Un foulard in seta - o in lana? - dall'aria costosa, cinge il suo doppio mento un po' strano per la mandibola ossuta e definita. Il mio sguardo svogliato si sposta: di seguito, sulla sinistra, gli appendiabiti, la gente in fila, la collezione nuova. Anche lui si gira svogliatamente. Ma prima, con la velocità che impiegano i pensieri - quelli veloci che passano all'improvviso come i dolori intercostali - prima ancora di guardare altro i suoi occhi si accendono di qualcosa.
Nell'istante in cui guardo le grucce mi chiedo se io lo conosca. Se lui conosca me. Do un'occhiata ancora.
Anche lui. Con sguardo interattivo, sulla fronte si piega un segno di sorpresa. Immobili i capelli pettinati all'indietro, la bocca fa un cenno. Uno qualsiasi.
Mi inquieto, trovo un varco tra la gente, schivo lo sguardo. Ma il varco è per il commesso che cammina all'indietro verso di me con un grande carrello difficile da  far passare. A momenti ci inciampo. A momenti inciampa in me. Gli chiedo scusa. Forse ho fatto una gaffe. Sicuramente l'ho fatta, ma non so perchè.

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