mercoledì 11 gennaio 2012

Fausta

Stanotte ho dormito piuttosto male, non riuscivo ad addormentarmi, forse per la stanchezza o per la caffeina di un cappuccino bevuto alle 18e30. Non so perchè, ma a un certo punto mi sono messa a pensare (sono già 7 anni che non la vedo) alla professoressa di inglese della scuola media. Non è un caso, e non è una professoressa qualsiasi. E' l'insegnante migliore che si possa avere. Ogni tanto ci penso, perchè io poi in inglese sono andata sempre meglio per merito suo, ho vissuto di rendita quando alle superiori non c'erano professori competenti d'inglese, e ho ottenuto delle certificazioni alte grazie alle solide basi che lei mi ha dato. Quindi di tanto in tanto mi torna in mente lei, ogni volta che devo rispolverare il mio inglese. Non solo. Questa insegnante ci ha dato la Perseveranza: ha messo tutti nella condizione di dare il massimo, credendo sempre che chiunque possa dare il massimo in base alle proprie capacità. Quando avevo 12 anni, mi auguravo di poter diventare come lei un giorno.
Come avrete capito, si tratta di una figura molto forte, capace di segnare la formazione di una persona, non solo dal punto di vista didattico. Il suo aspetto fisico ha sempre suggerito queste sue caratteristiche: quando avevo 12 anni lei ne aveva 52, alta con i capelli rossi e mossi, bella nel complesso nonostante alcune rughe ed altri segni dell'età. Gli occhi credo siano sempre stati la sua particolarità: verdi e in grado di trafiggere, profondi - non come gli occhi profondi delle persone che un po' attraverso gli occhi gli puoi guardare dentro - profondi in entrambi i versi: con questi occhi anche lei guardava dentro te, e tu non potevi che sentirti in soggezione, e di solito anche molto piccolo, e disarmato. La prima volta che i miei andarono a parlarci, lei tracciò un ritratto della mia personalità completissimo. Mi aveva fatto i raggi X. Quegli occhi hanno rivoltato come calzini intere classi di studenti. I ragazzi che spesso non facevano i compiti oppure li copiavano, per la paura si facevano uscire il sangue dal naso pur di poter stare qualche minuto fuori dall'aula ed evitare di essere interrogati. La lezione era sistematica, lei metodica: l'ora era dedicata per metà all'interrogazione di quattro alunni, per metà alla spiegazione. Il silenzio mentre sfogliava il registro, credo di non averlo mai più vissuto da allora: ogni ragazzo aveva una pagina dedicata, e lei le passava in rassegna una ad una, in fila, in silenzio, e noi si stava zittissimi e in apnea e col fiato sospeso scorrevamo a mente i nomi, pagina per pagina. Non credete che sia stato questo clima di terrore a fare di lei una insegnante fuori dal comune. In molti sanno creare quest'atmosfera. Un insegnante severo può anche non essere così bravo, o non comunicare niente. E tuttavia non tutti i bravi insegnanti sono severi, ognuno ha il suo metodo. La sua straordinaria capacità di vedere quando poteva tirare fuori qualcosa di più da te, e di gratificarti con un guizzo di luce nel viso, c'è poco da fare, ha chiamato in me e negli altri, per qualche meccanismo osmotico, l'Impegno. Capite quanto sia importante conoscere una figura così nella vita: oltre alla ineccepibile preparazione nella sua materia, oltre alla laurea in lingue, anche una laurea in filosofia e anni di studio di judo - se non ricordo male la disciplina nello specifico. "Le arti marziali ti danno una visione diversa, ti insegnano a guardarti intorno con altri occhi".
Nel mio post, comunque, c'è qualcosa che non va: ho detto di avere dormito male, ma ho fatto considerazioni su ricordi piacevoli. Negli ultimi due anni ho sentito voci su di lei, dicono che stia male, o che abbia problemi gravi alla vista, dicevano addirittura che fosse morta (quando ero riuscita a digerire questa notizia, ho scoperto che non era vera). Molti parlano di lei, e qualcuno la odia, non riesco a capire perché.
Io ci penso spesso, chissà come sta, se si ricorda di me... Mi piacerebbe farle sapere che per me il suo insegnamento è stata una grande esperienza di vita, credo che le farebbe piacere. Non ho mai il coraggio di prendere l'elenco telefonico. Che dovrei dirle?
Beh, forse, però, è proprio così che si perdono le occasioni. Qualche volta c'è un buco tra quello che vogliamo fare e quello che pensiamo di poter fare. E' così che si lascia perdere, finchè non diventa troppo tardi. Non impariamo mai. E' già stato troppo tardi, quando credevo che non ci fosse più. E ora che so che c'è ancora, c'è tempo.
Dopotutto, se ho dormito male deve essere stato per colpa di un cappuccino, bevuto alle 18e30.
Quante cose non facciamo, ogni giorno...

domenica 8 gennaio 2012

Sposto lo spazzolino

Mi sono appena trasferita qui, da quello che ho visto questa piattaforma funziona piuttosto bene :) spero di usare molto di più questo blog :)
Ary