martedì 25 novembre 2014

Ultra

Cosa ci ho trovato, in quello che potevo vedere dall'oblò, e nelle lattine di cibo liofilizzato, in dormire non si sa bene su che lato e in stare sei mesi chiusi e sospesi nel vuoto io e due persone che vengono da un paese diverso e non capiscono le mie battute, con la scarsa possibilità di ascoltare più di due brani musicali e senza il gusto di guardare un bicchiere di vino a metà. Cosa ho trovato, nelle gambe doloranti e nei muscoli impigriti. E là fuori. Cosa ho trovato, passando un'ora (due anni?) con il naso sul vetro e le mani di lato agli occhi, per non vedere con la coda dell'occhio le pareti bianche e le luci dei sensori specchiarsi nell'oblò, perdendomi nella contemplazione dell'ultra deep, l'ultra profondo, come se non ci fosse nessuno e neanche io.
Un posto primitivo, dove regna la chimica, e non c'è niente di vagamente simile a un divano o ad un campo da golf, più lontano e altro dell'asia, e niente di più di ciò che eravamo prima che l'asia e l'africa fossero due cose diverse: niente di più che cose enormi - oh, non sai quanto enormi - fatte di parti piccolissime - da non capirle -, accese da maestosi fuochi e sopite in lunghe gelate. Niente di più e niente di meno di quello che siamo noi, tolto il cemento.

sabato 8 novembre 2014

Diverse volte

Nella mia vita ho incontrato la bellezza diverse volte: nelle stagioni, nei grazie e per favore, in Ercole e Lica. Nei rumori del mare. In mia madre e mio padre che mi guardano. Nelle scarpe da ballo. Nei cani, nelle api e nelle fragole. Nella sensazione che tutto torni, e nella sensazione che non torni niente. Allo specchio, certe volte. Guardando Lindsay Kemp esibirsi a 76 anni e Miguel Angel Zotto. Nelle orecchiette, nei biscotti e nelle preghiere. Nel Pantheon. Nei sorrisi per strada.