venerdì 19 aprile 2013

Le persone che non ci sono più

Le persone che non ci sono più. Ci abituiamo, perché in effetti non ci sono più. Loro c'erano, e noi ci siamo stati con loro. Noi ci siamo ancora. Loro no. Le persone che non ci sono più, prima c'erano e io ci ho fatto i biscotti, o le cose di carta. E qualche cosa, quando le persone non ci sono più, c'è ancora. Da lì in poi non sono più fatti loro, perché diventa una cosa nostra. Qualcosa che c'è ancora ce l'abbiamo noi. Le persone che non ci sono più, ci lasciano pezzi che diventano pezzi di noi. Io ho dei pezzi bellissimi, li conservo uno per uno, e ogni tanto li guardo. Stanno nella parte bella di me, le persone che non ci sono più.

mercoledì 27 febbraio 2013

Space connected (studio su William Forsythe)

"...è come se dicessi, adesso, che quando sto in piedi - sale sulla sedia e poggia un ginocchio sul tavolo, spostando il microfono - che quando sto in piedi se muovo così un piede e io so che non si fa così..."
E' incredibile: quello che ha lui e quello che non abbiamo noi. Il più grande coreografo vivente, William Forsythe, il 14 Aprile 2012 alle 6e30 di pomeriggio sale col ginocchio sul tavolo durante la conferenza. L'intervistatrice e la traduttrice lo guardano cercando di dissimulare una specie di imbarazzo. Il loro stupore ed il loro fare finta di niente. William Forsythe non sta mostrando pubblicamente la sua carica sovversiva, non ha bisogno di farlo così - non avremmo pagato il biglietto per "Yes, we can't". Non sta facendo l'esibizionista, non lui, non viene da un talent show, è Wililam Forsythe, non scherziamo. Fa vedere a tutti che se vuoi dire una cosa, e le parole e le mani non ti bastano, questo non deve essere un limite. Non si tratta del piede, il piede poteva descriverlo.
Il petto si erge senza superbia sui livelli dell'aria, uno per uno, come un qualunque figlio di Dio, come solamente un uomo. L'espressione incerta delle due donne è proprio questo. Accorgersi che loro non possono farlo: quale vittoria, quale possanza, quale inno alle potenzialità umane è un uomo che non sta confinato nella mappa spaziale delle gambe piegate sotto al tavolo, e del mezzobusto compunto al di sopra di questo.
(non quelli che si sbracano, loro di possanza non ne sanno niente) - Lui non sta: lui prende.
Quante convenzioni spaziali regolano i nostri comportamenti sociali: Forsythe le vince in una sola mossa, niente affatto maleducata. E' splendido, ha 64 anni (dei quali solo quaranta visibili a occhio nudo) e in modo perfettamente naturale, energico, equilibrato, salta sul tavolo e spiega una cosa. E quanto è ridicolo, vicino a lui, il modo in cui l'intervistatrice ritrae le braccia in segno di timidezza e - non lo sa - inadeguatezza.
Lui ha lo spazio, lo spazio non lo spaventa, ha fatto un patto con esso. Lui lo occupa. Lo tiene in sospensione. Lo sente su di sé e lo trascina tutto quanto. Lui lo gira, se vuole - non me lo sto inventando, ci sono i video su youtube. Vi auguro di poter fare, almeno un po', come lui, almeno con le braccia, almeno con le mani. Almeno con gli occhi.